Ho ucciso molti uomini - mi hai detto.
La televisione accesa, l'interno è quello di una camera d'albergo extra lusso.
L'uomo in piedi davanti alla finestra guarda fuori, il sole sta sorgendo sul Bosforo.
Nel bagno c'è la doccia aperta. Una ragazza si sta lavando.
L'uomo ha appena finito di scrivere un racconto su un foglio di carta bianco. La penna è adagiata accanto alle ultime parole: "E quel bambino, ero io".
Si sta chiedendo cosa ci sia di vero in quello che ha scritto. Sicuramente non c'è nessun acquario vuoto lì, questo è evidente. E nemmeno sta impugnando una pistola. Ma tutto il resto?
E' un ricordo? Un'invenzione?
Dove finisce il reale e dove iniziano gli scherzi della mia mente?
E' il confine, quello è il difficile da trovare, puoi impazzire a cercarlo per anni. Il confine tra terra e mare, tra anima e psiche, tra realtà ed invenzione.
Il confine tra psicosi e normalità, se solo esistesse davvero la normalità in questo mondo.
Disturbo borderline di personalità: forse è di questo che si tratta.
Che vuol dire?
Che vuol dire cosa?
Quello che hai detto stanotte. Ho ucciso molti uomini, mi hai detto
Lo guarda fisso negli occhi, e non c'è nel suo sguardo alcuna traccia del sorriso che mesi fa gli tolse il sonno.
Guardandola in piedi, nuda di fronte a lui, l'uomo si sorprende a tremare.
E' come se lo avessi fatto.
Con una grazia da fermare il cuore, si sfila l'accappatoio e si siede sul letto, ancora sfatto.
Sempre senza un sorriso.
È quello ad essere davvero agghiacciante, non le sue parole, nè i suoi gesti così freddi e distaccati nella loro perfezione estetica. È quella totale assenza di sorriso, la mancanza di un conforto che ormai non è più.
Ecco perché sta tremando.
Si sentiva a casa pochi minuti fa. Ora è in un posto sconosciuto, per la prima volta.
E non averlo fatto è stato proprio come averlo fatto.
Che intendi?
Non sono una bella persona, Jeff. Tu non mi conosci affatto. Gli uomini vengono da me cercando un conforto, attratti dalla mia bellezza, dalla mia intelligenza, dalla mia ironia. E tutti - tutti - fanno una brutta fine. Certo non ho mai ucciso nessuno veramente, ma è come se lo avessi fatto. Sono una fiamma accesa che puoi ammirare solo da lontano. C'è una distanza di sicurezza, capisci? Una distanza che devi mantenere per restare vivo, e godere di me e non bruciare. Ma questa distanza non l'hai rispettata. Ne ho visti tanti cadere e bruciare in questo modo assurdo, per un errore tanto ingenuo. Tu non sei che uno dei tanti. Cazzo, siete delle specie di falene. E siete maledettamente prevedibili.
Io non sono uno dei tanti, non sono come gli altri.
Infatti, sei peggio di loro. Stai bruciando e nemmeno te ne sei accorto.
Non é vero, sto benissimo. Mai stato meglio.
Sorride, meglio che può.
Ho anche iniziato a scrivere un racconto. Finalmente ho ripreso a scrivere. Ho superato il mio dannatissimo blocco. Avevo ragione a pensare che tornare qui mi avrebbe aiutato.
Sì, la storia di un bambino che uccide un uomo seduto su una panchina. Bel racconto, complimenti.
Come fai a saperlo? Non te ne ho parlato.
Sì che lo hai fatto, solo che non lo ricordi con esattezza, si torna sempre lì. È una storia vecchia quella, una brutta storia che ancora non hai superato. Ma il punto non è questo.
E qual è il punto allora?
Il punto è che sei un matto schizzato, matto come un cavallo. Sei impazzito del tutto quando me ne sono andata, e da allora non ti sei più ripreso. Oddio, non che prima fossi del tutto normale, con quella sindrome strana che hai solo te. Ma da quando me ne sono andata, è tutto peggiorato.
Lui la guarda negli occhi. Ora vorrebbe andare via, essere altrove.
Facciamo così, ti piace scrivere giusto? Ho un nuovo racconto per te.
Si alza in piedi, ancora nuda attraversa la stanza fino a sedersi sulla sedia davanti alla scrivania. Per tutto il tragitto lui non le ha tolto gli occhi di dosso. Continua ad osservarla mentre scrive alcune frasi su un foglio, accanto al racconto che lui ha lasciato lì, incompiuto.
Finalmente finisce, alza lo sguardo, lo fissa sugli occhi di lui.
Vediamo se ora capisci.
Gli porge il foglio e torna a sedersi sul letto.
Sono solo poche righe, sembrano una parte di un racconto, la descrizione del dialogo tra un ragazzo e una ragazza eppure terminano con le parole "si rigirò nel letto, solo".
Ma non è importante il racconto in sé.
Il punto è la scrittura, la grafia, che è la stessa dell'altro foglio.
Quello che ha scritto lui.
Non ha bisogno di alzare gli occhi dal foglio per capire che lei non è più lì.