domenica 1 settembre 2013

E' come una confessione che faccio qui, un luogo dove posso borbottare tra me e me. Facebook ormai serve per parlare, il mio blog per parlarmi addosso. Ci sono storie che mi va di raccontare solo a me e a quei pochi che vogliono avvicinarsi per sentirle, mentre borbotto. Questa è una di quelle.

Zia aveva 92 anni la seconda volta che è morta. È iniziato tutto con un delirio, sempre meno lucido. Vedeva persone, programmava viaggi a Milano con il padre. Se non mi portate i biglietti, ci vado a piedi, a Milano. Ha provato anche ad alzarsi, lei che non camminava da cinque anni, costretta su una sedia a rotelle da due gambe troppo deboli per reggere il suo peso.
Poi i deliri sono cessati, ha iniziato a vomitare, ed è crollata. Una specie di coma, a quanto hanno detto.
Io non l'ho mai vista, una persona in coma. Non la immaginavo così. Pensavo fosse immobile, gli occhi chiusi, come un sonno più profondo o una morte più leggera. Lei non era così. Nel suo coma respirava borbottando, si agitava, sbuffava senza tregua. L'ha fatto per tutta la notte, non si è fermata per un minuto. Mia nonna, accanto a lei, ha recitato un rosario.
Che passi, questa notte dannata.
Che passi questa notte, per favore.

Mia nonna non pregava da anni, credo.

Erano ancora le 11 quando la dottoressa accanto a lei ha detto "dobbiamo solo aspettare che passi la mezzanotte". E ha aggiunto: "non hai idea di quante persone se ne vadano a mezzanotte, deve avere a che fare con la luna, le maree, il magnetismo...che ne so io, fatto sta che è così"
C'era un altro dottore in casa che ha confermato: è solo questione di ore.

"Vai a dormire, resto io qui"
"No, voglio restare"
"Potrebbero volerci ore, un giorno intero, non ha senso che restiamo in due"
"Allora tornerò a darti il cambio, alle 4.00, è l'unica cosa da fare"

Alle 4.05, appena sono arrivato, zia era ancora lì. In coma. Lungo la via ho pregato, come avevo fatto anni fa. Allora ero stato ascoltato, stavolta non funzionerà.
Quando nonna mi ha visto ha solo mormorato, non ce la farà.

Eppure zia ha resistito, incredibilmente. La notte è passata e per tutta la mattina ha continuato il suo incosciente ed inquieto borbottare. Anche quando non c'ero più io, altre persone vegliavano il suo respiro affannoso sempre più lieve.

Alle 11.30, nel pieno della mattinata, anche quel respiro affannoso si è interrotto. È stato tutto molto semplice: il volto si è fatto più bianco ed emaciato, ed è finita lì. Chi l'ha vista non ha potuto fare a meno di affermare: "ma guarda, se n'è andata così, in semplicità"
Solo Dio sa quanto tempo è rimasta in quello stato. Probabilmente non molto. Poi il respiro come se n'era andato così è tornato, con la stessa semplicità e delicatezza. È ripreso l'affanno ed il borbottio, come se zia volesse prendersi un po' di tempo in più, per salutare davvero tutti. 

Poche ore più tardi è suonato il citofono. Sua nipote era sola in casa ed è andata ad aprire ad un'amica, passata per farle forza. 
Al suo ritorno nella stanza da letto la zia in coma irreversibile, la zia il cui cuore aveva smesso di battere, la zia che già anni prima era stata data per morta, quella stessa zia la guardava negli occhi, sorridendo.
Parlava, come risvegliatasi da un lungo sonno. 
E faceva le sue solite battute, come se morire fosse solo uno scherzo, qualcosa di cui burlarsi di tanto in tanto.

Zia aveva 92 anni, ed era la seconda volta che moriva.

Io non so perché o come sia possibile. So solo che ancora oggi, a raccontarlo, mi commuovo.

venerdì 25 gennaio 2013

Il vuoto esistenziale di MSN. Ascesa, parabola, declino.




Ma perché, tu ancora usi MSN?

Di oltre un centinaio di contatti, sporadicamente ne trovo connessi tre o quattro.
Solo due o tre li uso per chattare.

Ma a me piace così. Anzi, non ho mai amato MSN come negli ultimi anni.

Sì, per carità, è bello facebook, è bello stare con la gente, stare con la massa, condividere cose.
Ma MSN col tempo è diventato qualcosa di diverso: non è più un posto dove incontrare gente, non è più il ritrovo, non è più la comunicazione di massa.
E' diventato un eremo, un pagano "Sacro Speco" dove ritirarsi. Un luogo filosofico dove NON incontrarsi, un deserto virtuale, un non-senso affascinante.
Ci si sta bene, è spazioso, crea complicità se non con gli altri almeno con sé stessi. Ecco è questo il punto: ti colleghi a MSN e ti muovi verso te stesso anziché verso gli altri. Vuoi mettere? Un posto così è necessario, è un servizio di pubblica utilità.

Purtroppo però ci sono di mezzo i soldi. Nessuno ti regala nulla a questo mondo, figurarsi una piazza virtuale così assurda, un luogo dove pian piano non ci sarà più nessuno.

E così quel giorno sta arrivando, è nell'aria. Non sappiamo ancora quando, ma molto presto MSN chiuderà i battenti, ci si sposterà tutti su skype.



{Che poi non ho mai capito il motivo di questa passione per skype. A livello di chat MSN sta avanti. E pure su MSN si possono fare le videochiamate. Ma vabbè.}



Un altro pezzo di passato che se ne va.
Si cresce, si cambia.




Onore a te MSN, per le nottate passate a chattare, per le persone che mi hai fatto conoscere, per i contatti che mi hai fatto mantenere quando ero in Spagna, per le infinite partite ai tuoi giochi.
Onore soprattutto per quello che sei diventato negli ultimi tempi, quando non ti cagava più nessuno, come Lucio Battisti, come i veri grandi. Perché è vero che le masse sono stupide e il tuo valore non l'hanno capito fino in fondo.

Onore a te, e addio.

Ti sia lieve la terra virtuale.

mercoledì 23 gennaio 2013

....e poi si torna

Una delle foto più belle e significative che ho si trova a casa di mia nonna. La tiene appesa in cucina, nel suo regno - anche questo dettaglio è importante.

La foto di per sé non ha nulla di poetico, o memorabile: sono io, al volante della mia storica 206, mentre mi tolgo la cintura di sicurezza. Il volto è stanco ma sereno. Anche se con gli anni non sono poi cambiato molto, si vede che è una foto scattata diverso tempo fa.


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Estate 2004.

E' stato studiato tutto nei dettagli da mesi. Non è un programma di viaggio, è un piano di guerra. Su un foglietto a quadretti strappato c'è scritto tutto, giorno di partenza, prima fermata a Sainte-Maxime, poi Barcellona, poi tutto il resto. Totale: venti giorni, scanditi con un ritmo ed una precisione impressionanti.

Oh, questo è il piano teorico, poi abbiamo le macchine, alle brutte cambiamo programma. O torniamo.

Diamine abbiamo vent'anni. E abbiamo programmato nei dettagli un viaggio che solo un pazzo avrebbe approvato.

Alla partenza siamo in cinque, con due macchine. Non ha senso provare a raccontare quel che è stato, un libro non basterebbe, né le mie parole saranno mai adatte a tutto questo. Ciò che posso fare è lavorare per immagini, come ho sempre fatto, pochi piccoli flash di emozioni che ancora ritrovo qui, a distanza di quasi 10 anni.


I due cd del viaggio - uno giallo e uno rosso - con The Shining in apertura.

L'arrivo a Sainte-Maxime: "chi di voi è mio cugino?"

L'incontro con Francesco, a Platja D'Aro.

L'ospitalità delle famiglie di Barcellona.

La stanza confetto della bambina morta.

Il cantante lirico argentino.

Le lattine di fagioli aperte con una vite arrugginita.

L'incontro con Ignazio a Saragoza e la visita della biblioteca.

Il deserto tra Saragoza e Madrid.

Gandalf, il barbone.

La cancion del Mariachi.

Avila, Segovia, Salamanca, in un giorno solo.

Baccini.

La pazzia di Flavio, Madrid, Malaga, Salamanca, tutto in una notte.

Il messaggio mandato a mia madre:
"Stamattina stavamo con Francesco e Sara a Salamanca, stasera siamo ad un concerto di flamenco a Cordoba".

La Cucaracha.

Il cigno che da Siviglia prende un aereo, parte e torna a Roma.

Il cambio di programma, niente Toledo, andiamo al mare, andiamo a Valencia.

Il ritorno a Barcellona, che sembra già un ritorno a casa.

David e la sua famigia.

La cena a Genova con il sottofondo di Genova Blues.

I saluti, Flavio va da solo, io e Dani accompagnamo Federico a casa dei parenti nell'hinterland milanese.






...e poi si torna.

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Ecco, il punto è quello: che poi si torna.

E' un viaggio la nostra vita, ma non avrebbe senso se non ci fosse un ritorno - che non è un tornare sui propri passi, questo no.
In molti pensano il contrario, che il viaggio debba essere per sempre, sempre avanti, senza tornare mai. Anch'io lo pensavo un tempo, ma ora non lo credo più.
E per quanto assurdo possa sembrare, a volte è proprio il pensiero del ritorno a spingere più in là il viaggio. Ancora più in là, vediamo un altro po', perché valga poi davvero la pena tornare, e perché quel ritorno sia davvero per sempre.
Non è un caso che il Signore degli Anelli termini proprio così, con quel "sono tornato" che racchiude anche più di quello che sto cercando di esprimere qui.

Prima di partire per l'erasmus, una ragazza mi dedicò una poesia di un poeta greco, Kavafis, chiamata Itaca.
Credo sia questo in fondo il senso di quella foto.

La foto del mio primo ritorno - prima che del mio primo viaggio.


Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca,
prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima,
se l’anima non li frapporrà ai tuoi passi.
Prega che la strada sia lunga.
Che le mattine d’estate siano molte, quando
con grande piacere, con grande gioia,
entrerai per la prima volta in porti mai visti;
fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere -
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Visita molte città egizie,
per imparare ancora ed ancora dai sapienti.
Tieni sempre Itaca a mente:
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.
Itaca ti ha donato il Viaggio meraviglioso.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via.
Essa non ha null’altro da offrirti.
Se la troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingannato.
Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.

mercoledì 16 gennaio 2013

Ecco, sempre qui, è questo il punto

"Aspetta, e se provo a passare di là?"

Ma no, l'abbiamo già fatto

"E nel tombino? Non il primo, il secondo"

Il secondo?

"Sì, quello lì, in alto a destra"

Il secondo tombino...no, non ci sono mai entrato nel secondo tombino, non l'avevo visto

I miei occhi lo guardano ammirato. Quasi con devozione.

Magari è lì non lo so

"Oh, io vado, speriamo bene"

Il fatto è che lui ci sa fare. E' l'amico che ha successo, quello forte a calcio, l'asso con i videogiochi, quello che conquista gli amici. Io no, io sono timido. Anche se non lo ammetterei mai, essere suo amico mi fa sentire più forte, più protetto.

Prova a salire lì su quella scala dai, sali fino al tetto

"Sì eccolo ci siamo!"

Ha lui in mano il joystick. Siamo a casa mia, il Nintendo è il mio, il videogioco delle Tartarughe Ninja è il mio. Ma mi fido di lui più che di me stesso. E poi diamine, io sono mesi che ci provo, non sono mai riuscito a finire quel maledetto terzo livello. Non riesco ancora a credere che siamo così vicini all'uscita.

"Quello è Splinter!! E' legato!! Dobbiamo battere il mostro!"

Sono in fibrillazione. Non faccio che urlare dai dai dai ce la possiamo fare. Lui sta zitto, è concentratissimo. Spinge su quei tasti, A, B, sembra sapere benissimo cosa debba fare e lo fa, con precisione chirurgica. Un colpo. Un altro colpo ancora. Dai che manca poco. I battiti del cuore aumentano, le dita sono sudate. Leonardo con la sua spada continua ad infierire. Un colpo ben assestato. E' l'ultimo: il nemico è sconfitto.

"Eddai!!"

Mentre Splinter viene liberato saltiamo entrambi con un grido di gioia che non basta ad esprimere l'adrenalina che abbiamo in corpo. E' un unico salto, liberatorio come non mai. E' un unico salto, fatto tenendo in mano il joystick, attaccato alla console.
E quindi è una conseguenza - perché la vita non è altro che una serie di conseguenze delle nostre libere scelte - che, assieme a noi, salti anche quella scatola grigia che ci ha tenuti inchiodati davanti alla tv per chissà quante ore.
Avviene tutto in un istante, l'adrenalina pura, la gioia incontenibile, l'agghiacciante presa di coscienza. La liberazione di Splinter è interrotta, l'immagine si ripete discontinua sulla tv, non va avanti. La luce del Nintendo lampeggia.


Si è bloccato tutto.

Dobbiamo riavviare, o meglio spegnere, dimenticare tutto, uscire all'aria aperta e provare a mettere da parte la delusione. Basta così, facciamo finta di non aver visto nulla.


Da allora ci ho provato altre volte ad arrivare fino a lì, sul tetto di quella casa, per liberare quel povero sorcio incatenato. Giuro quell'immagine mi ha perseguitato per anni, la ricordo ancora come fosse ieri.
Non ce l'ho mai fatta, vinto anche dalla mia solita incostanza e pigrizia mentale.

Ma ora basta, è giunto il tempo di riprendermi ciò che mi spetta di diritto. Oggi mi prenderò la mia rinvicita sulla Storia.

http://nesbox.com/game/teenage-mutant-ninja-turtles



"The game received criticism for its difficult gameplay, being noted by many fans and critics as being one of the more frustrating NES games made." (fonte: Wikipedia inglese)




AGGIORNAMENTO:

Te lo dovevo, Splinter.
Scusami per aver tardato tanto.