mercoledì 1 aprile 2015

Ho ritrovato questo articolo che avevo scritto un anno fa, quando andai a vedere per la prima volta una lezione di Franco Nembrini sulla Divina Commedia.
Lo pubblico ora, tanto è sempre attuale.


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A me uno che riceve la critica di "proporre una lettura eccessivamente cristiana della Divina Commedia", sta simpatico di default. Sono un cazzo di snob, uno di quei principini so-tutto-io con la puzza sotto al naso, quindi è naturale per me provare una speciale empatia verso chi si ritrova vittima di preconcetti così scemi.
Insomma, la prima volta che l'ho incontrato ammetto che partivo ben predisposto. Anche perché aveva la fama di essere "quello che ha insegnato la Divina Commedia a Benigni", e vuoi mettere? Una cosa così, ai principini so-tutto-io, non può che mandarli in brodo di giuggiole. Vedere cosa c'è dietro, scoprire il trucco, sai che fico poi da raccontare in giro?

E insomma sono andato a San Bernardo da Chiaravalle a sentire la lectio magistralis di Franco Nembrini su Dante e sulla Divina Commedia, pure se avevo un'oretta scarsa a disposizione per via di alcuni impegni pregressi.
In un teatro parrocchiale stipato all'inverosimile (4-500 persone, credo) Franco si è seduto in cattedra ed ha iniziato a parlare.

La prima cosa da dire è che alla fine, della Divina Commedia, non ha letto nemmeno una riga. Ha fatto invece un excursus di un'ora e mezza abbondante sulla vita di Dante, sull'epoca in cui ha vissuto, sul Dolce Stil Novo. E poi ha concluso spiegando la genesi della Divina Commedia, cosa significhino per Dante quelle stelle che chiudono l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, e come siano strettamente collegate con il desiderio (de-sidera).
Sono rimasto a bocca aperta dall'inizio alla fine, inchiodato alla sedia. Poche volte in vita mia ho sentito parole così forti e illuminanti come quelle sull'importanza salvifica che hanno i nostri desideri nel più grande piano della salvezza eterna. Ha letteralmente ribaltato la prospettiva, facendoci vedere come la discesa all'Inferno di Dante non sia altro che un viaggio di sola salita, da una parte del mondo all'altra, fino al Purgatorio e poi al Paradiso. Mi ha rivoltato come un calzino quando ci ha fatto vedere (ma sarebbe meglio dire "mi ha fatto vedere") come il viaggio di Dante verso il Purgatorio sia stato fatto in un altro modo da un personaggio che è il mio preferito della storia universale della letteratura: Ulisse.
Con una differenza sostanziale: che il viaggio di Ulisse è stato fatto aggirando il problema della discesa agli Inferi, che è sempre un affare un po' scomodo.
E non è certo un caso che il suo viaggio termini con un naufragio, perché a questo porta la superficialità dei viaggi di chi vuole conoscere tutto meno che sé stessi.

(apro una piccola parentesi: l'unico telefilm che io abbia mai seguito ed amato è stato Lost, che pure con Ulisse ha molto a che vedere, in particolare nel personaggio di Desmond, il mio preferito)

Non so bene come abbia fatto, ma all'uscita dalla lezione mi è sembrato di essere, per la prima volta, un po' più chiaro a me stesso. E una cosa del genere non puoi chiederla ad un normale professore, andrebbe chiesta ad altri, a Dio magari. O più propriamente, non si può chiedere ma si può accogliere, come un dono.

Mi aspettavo una bella lezione, e ho ricevuto invece in dono una delle più belle catechesi che abbia ascoltato, arricchita dell'esperienza di Nembrini come uomo e come professore.
Ovviamente ho fatto tardi all'appuntamento che avevo.
In compenso mi sono comprato il cofanetto con tutti i dvd delle sue lezioni su Dante, oltre ai biglietti per tutti i prossimi incontri.

3 commenti:

  1. "pure se avevo un'oretta scarsa a disposizione per via di alcuni impegni pregressi"

    come dire "vengo dopo, ma vado via prima!"

    non ti smentisci mai!!!! ahahahah

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  2. che odio!!!! stai buono lì per una volta e non rompere!!!! ahahaha

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    1. Ma infatti alla fine sono rimasto lí e ho fatto tardi all'appuntamento! :-D

      E comunque sí, sono sempre il solito insopportabile fraenk!

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