sabato 4 ottobre 2014

Erano gli ultimi istanti di quella
che da allora in poi
avrebbe chiamato
la sua vita precedente.




Vado a sposare Arianna.
Ciao.

sabato 30 agosto 2014

Appendice C
Tappa della solitudine

Una volta tornati a Roma, ho chiesto a Marco di raccontarci come fosse andato il suo viaggio in solitaria da Samos a Sarria.
Quella che segue è la sbobinatura di tale racconto.

Alle 2.30 apro gli occhi, mi giro e vedo che al mio fianco non c'era mio fratello, dall'altra parte non c'era l'altro mio fratello. Vabbé no, così fa schifo.
Partiamo dalle 6.
Dopo aver parlato con Francesco sulle problematiche di Paolo decido di avviarmi per la tappa successiva da solo mentre loro mi avrebbero raggiunto in taxi. Raccolgo la borsa e gli scarponi e mi avvio in solitudine. Dopo 500 metri di strada asfaltata inizia un sentiero buio e avvolto dalla nebbia. Mi accorgo di essere seguito da un inglese e uno spagnolo che parlavano solo la loro lingua. Porca miseria, nessuna tedesca!
Dopo aver percorso 6/7 kilometri in silenzio - già è tanto se parlo italiano! - finalmente arriva la luce del giorno e posso aumentare il passo lasciandoli indietro. Durante il sentiero incrocio un cancello: un cane si avvicina ringhiando ed io, facendo un elegante gesto dell'ombrello, proseguo dritto.
30 secondi dopo trovo un altro cancello, aperto, con due cani che si avvicinano minacciosi. Tra me e me penso all'utilità di quel fantastico bastone comprato 2 giorni prima ma lasciato inavvertitamente al rifugio. Scelgo la via diplomatica. Come un novello San Francesco dialogo con le bestie che si tranquillizzano e mi lasciano continuare il mio solitario cammino. Incrocio un cartello con la fauna del bosco che sto attraversando. Tra gli animali indicati ne spiccano due: lupi e cinghiali. Ripenso al dialogo fatto con Francesco il giorno precedente: "Francé, ma c'è mai morto qualcuno nel Cammino di Santiago?", "Sì, per calamità naturali". Oh cazzo!
Finalmente, dopo una mezz'ora di panico, intravedo la città e mi accorgo di essere in anticipo di due ore rispetto al nostro appuntamento. Provo a chiamare i miei fratelli ma il cellulare misteriosamente non funziona. Decido di aspettarli davanti all'ospedale ma mi accorgo che nel mese di agosto è chiuso (come un cretino avevo sbagliato reparto!)
Vedo una cabina telefonica e decido di chiamarli da lì, ma non riesco a farla funzionare e desolato cammino nella città cercando un punto di ristoro. Finalmente la brillante soluzione: mi collego via wifi a whatsapp e riesco a comunicare coi miei fratelli. Dopo aver mangiato un ottimo panino al bacon accompagnato da uno zumo de naranja (succo d'arancia) (tante grazie cafeteria central!) e dopo essere riuscito a ricaricare il cellulare riesco a raggiungere il reparto dove si trovano i miei fratelli.
Dopo questa avventura mi viene da ripensare alle parole del tizio che ci ha dato le credenziali del pellegrino: "il miglior numero per fare il cammino di Santiago è un numero dispari inferiore a tre".
......che gran cazzata!!
Appendice B

Un elenco di persone/personaggi che, purtroppo, dimenticheremo:

- Il tizio delle credenziali
- Il vecchio che ha preso e se n'è andato dalla fila al bancone Vueling
- La serial killer con il padre
- Il tizio della vueling (che ha risposto alla serial killer con un tono decisamente troppo gaio "sono disgustato da una persona come lei")
- L'angelo cocainomane
- I due pellegrini barboni
- L'hospedalero inquietante di Pereje
- La ragazza di Vicenza che si è fatta tutto il Cammino dall'inizio (e ha dichiarato l'ultimo percorso "una gran cazzata" mentre noi ancora ansimavamo sul letto)
- La lesbicona cicciona (ma cattolica!)
- L'avvocato marchigiano
- La coppia pigra di Livorno ("no vabbè, noi ci alziamo con calma, alle 9.30, 10.00...non ci corre dietro nessuno")
- La donna inglese bionda a cui Paolo a tirato una mela durante la cena
- La barese estetista
- Il gruppo con le magliette uguali ("los pies no son del cuerpo") con la signora nudista (puoi immaginare un risveglio più traumatico?)
- Le tedesche (!)
- Il prete brasiliano che ci ha dato una penitenza che non faremo
- Il tizio di Verona che ci incitava a proseguire oltre Santiago ("non potete perdervi Finisterre...è magica cazzo!")
Appendice A

Tappa 6
Lloret de Mar





SODOMA


E

GOMORRA














Quest'estate mi sono sbagliato.
Tappa 5
Sarria --> Barcellona (passando per Lugo, Logroño, Lloret)

A Sarria prendiamo una stanza in un hotel per passare decentemente la notte. Ormai c'è un solo imperativo: bring the boys back home!
Il prima possibile, vivi e con tutte le dita dei piedi, se possibile. Il problema è solo capire come fare.
Abbiamo un biglietto del treno che si può cambiare, ma non ci sono treni a disposizione. Autobus: manco a parlarne.
"Provate ad andare a Lugo in pullman. Da lì troverete sicuramente qualcosa, un treno o un pullman."

E vabbé, proviamo. Arriviamo a Lugo all'ora di pranzo, in tempo per scoprire che no, non ci sono né treni né pullman disponibili. L'unica soluzione che ci resta è l'Avis. Viaggio in macchina Lugo-Barcellona, mille chilometri da macinare il prima possibile.
Ci fermiamo a Logroño per la notte.
Il giorno dopo - con una stupidissima multa da 100 euro sul groppone, fottuta guardia civil - arriviamo all'ora di pranzo a Barcellona dove incontriamo Marco e Flavio, turisti dispersi di un'estate sbagliata.

(Ecco cosa: quando racconterò a qualcuno cosa ho fatto nell'estate 2013 dirò proprio così: "mi sono sbagliato")

Proviamo a cambiare il biglietto di ritorno a Roma. Proibitivo: costa 500 euro. Prendiamo i biglietti per il giorno dopo, che costano un terzo. Va bene la fretta ma abbiamo già buttato troppi soldi negli ultimi giorni, la mia carta di credito invoca pietà (e meno male che il cammino di Santiago è super-economico!).

A questo punto resta solo una cosa da fare: dirigersi a Lloret de mar per una notte da sballo assieme ad Alessandro e Daniele. Io, Marco e Flavio prendiamo un appartamento per 4 giorni dove ospitiamo i miei fratelli per la loro ultima notte spagnola.
Il giorno dopo li accompagniamo all'aeroporto, e finisce tutto così, semplicemente.

Un cammino di Santiago senza Santiago in un'estate sbagliata senza capo né coda.

Sarà per un'altra volta.
Tappa 4
Samos --> Ambulatorio di Sarria
Tappa del dolore

La porta si sta per chiudere, sono le 21.45.
Gli orari sono rigidi al monastero di Samos.
E' Marco ad accorgersi che qualcosa non va. "Francè, chiama quel tizio, Paolo sta troppo male"
Mi accorgo solo in quel momento che sta soffrendo in maniera esagerata. Appena sfiora il mignolo del piede sinistro, dove c'è evidentemente una bolla d'acqua infettata, quasi piange dal dolore.

Erano giorni che camminava con quella infezione al piede, sempre più dolorosa. Soffriva in silenzio perché non voleva che interrompessimo il cammino per lui.
Questa è vera nobiltà d'animo.

L'ospedalero conferma i sospetti, aiutato da un altro pellegrino, un medico portoghese: c'è una brutta infezione, conviene farsi vedere in un ospedale. Ce n'è uno a Sarria, la prossima tappa. Ci andiamo in taxi la sera stessa, io e Paolo, mentre Marco resta a dormire.

Il centro medico di Sarria è vuoto. Fanno adagiare Paolo su un lettino, poi lo torturano con incisioni, spremiture di pus e iniezioni varie. Non l'ho mai visto soffrire così tanto, ma resta sdraiato su quel lettino stringendo denti e pugni.
Poi ci spiegano: è stata tutta colpa del compeed. Quando si fa il cammino non lo si deve lasciare sulla vescica per troppo tempo sennò questa non respira e si peggiora la situazione. Può capitare, non è così raro. Peccato averlo saputo solo ora.

La prognosi è negativa: Paolo non può continuare il cammino. 15 giorni completamente fermo, antibiotici e antidolorifici sono necessari. L'infermiera non lo dice esplicitamente ma è preoccupata.

"Se vedete che il dito diventa nero, tornate di corsa qui". In pratica: si rischia l'amputazione.

Torniamo al monastero di Samos solo per la notte. Il giorno dopo di nuovo in taxi fino a Sarria con tutte le nostre cose mentre Marco va a piedi, ultima tappa del suo cammino.
Tappa 3
O Cebreiro --> Samos
Tappa dell'Amore

Usciamo dall'albergo che sono le 6.15. Siamo in piena montagna, è notte, ci sono le stelle sopra di noi. Il buio è totale, ci muoviamo alla luce dell'iphone usato come torcia.
Quasi non ci accorgiamo dei due spagnoli dietro di noi. Camminiamo parlando tra noi della ragazza vista il giorno prima nell'ostello. Viaggia assieme ad un'altra ragazza bionda ed è tedesca, anche se i lineamenti ed i capelli castani la rendono molto più mediterranea.
Deve fare la modella, non ci sono altre spiegazioni.

Mentre stiamo ancora parlando le vediamo nel buio pesto, come un miraggio davanti a noi. Naturalmente non rispondono al nostro augurio di "Buen Camino". Per fortuna poco dopo troviamo una statua di un pellegrino e ci chiedono di scattare loro una foto - meglio di niente, è sempre un primo aggancio.
Il panorama è mozzafiato, non solo per la tedesca ma per le nuvole che dall'alto dei 1300 metri di O Cebreiro coprono tutte le vallate sotto di noi.

Stiamo camminando sopra il cielo, di notte, attendendo l'alba.

E poi certo c'è la tedesca che è proprio niente male. Dopo averla persa di vista la ritroviamo e riusciamo a chiederle due cose. E' di Norimberga. Viva Norimberga.
E finirà il cammino il 16 agosto, come noi.

La perdiamo di vista di nuovo, stavolta per sempre, e dopo un po' arriviamo a Triacastela.
Non è nemmeno mezzogiorno, abbiamo già macinato 22 km e siamo freschissimi.

Pranziamo e decidiamo di ripartire. "Mancano solo 10 km a Samos, avvantaggiamoci un po'".
A noi è l'ottimismo che ci frega, ora è chiaro.

Le ore successive sono le più dure di tutto il viaggio. Marco prende il via, io e Paolo soffriamo evidentemente ma non molliamo. Attraversiamo un bosco meraviglioso, ma il dolore è troppo per gustare le meraviglie del paesaggio. Giungiamo in qualche modo al monastero di Samos. Dopo una visita, la Messa e una cena spartana andiamo a letto.

Ancora non sappiamo che sta per iniziare una delle ultime tappe del nostro Cammino. La più dura.
Tappa 2
Pereje --> O Cebreiro

Non so come abbiamo fatto. Dico davvero.
Siamo solo al secondo giorno, le gambe mi dicono che ne sono passati 100.
Abbiamo comprato 3 bastoni con 3 conchiglie del pellegrino. Ora siamo perfetti: ci servono solo due gambe nuove a testa.
E pensare che fino a Las Herrerias ci era sembrato quasi facile. Da lì è iniziata una salita ripidissima ed infinita. Il ginocchio destro e il piede sinistro mi hanno abbandonato. Per fortuna abbiamo conosciuto una ragazza pugliese che ci ha consolato: ci ha detto che la discesa di domani sarà molto peggio.
Comunque ce l'abbiamo fatta, siamo qui, in una camerata con altre 100 persone. C'è un ragazzo di Ancona che ci prova spudoratamente con la pugliese, la segue ovunque. Porello, non gliela darà ci starà mai.

Finalmente siamo riusciti a confessarci con un fraticello brasiliano (credo). Siamo anche andati a Messa dove abbiamo ritrovato due pellegrini conosciuto alla stazione di Ponferrada. Alla fine i pellegrini sono tanti ma sempre gli stessi, arrivati a Santiago li avremo conosciuti tutti.

"Peccato che finite il cammino in 9 giorni. A partire dal decimo comincia il bello: inizi a non ricordarti più chi sei e cosa stai facendo."

Eh già. Peccato.




Note a margine:

Francesco, Marco e Paolo si sono innamorati della stessa ragazza.
Tappa 1 
Ponferrada --> Pereje

Il primo timbro è del centro informazioni alla stazione degli autobus. Partiamo da lì. Anzi no: c'è un decathlon a pochi metri, prima passiamo lì a fare rifornimento.
Sulla strada svariati pellegrini, molti in bicicletta (facile così).
I primi 10 km passano in fretta.
I secondi 10 no.
Paolo inizia a recitare rosari e ad intonare canti pur di trovare qualche motivazione. Si cerca un prete per confessarci: manco l'ombra.
Arriviamo a Villafranca del Bierzo (23 kilometri) distrutti, verso le 3 del pomeriggio. Prendiamo un succo d'arancia e ripartiamo: domani dovremmo fare 30 km, se riusciamo ad anticipare è meglio.
Che cazzata.
Facciamo 5,5 km trascinandoci. Arriviamo al rifugio, ci sdraiamo su dei materassi adagiati a terra e ci rendiamo conto che non possiamo muoverci.
Domani sarà durissima.

Laviamo i panni con acqua e sapone: Paolo alle prese col sapone di marsiglia è meglio di Totò e Peppino.
Io rimorchio il gestore dell'ostello, un tipo inquietante, probabilmente gay che millanta oscure conoscenze vaticane più potenti dei vari cardinali e che sarebbero seconde solo al Papa.
Ma tanto gente normale non la incontreremo in questo viaggio.
Fa buio tardissimo, speriamo di dormire un po' che domani ci si sveglia alle 5.30.
E poi, si sale.




Note a margine (scritte il giorno successivo):

1. Il tizio inquietante di ieri aveva preso i nostri documenti. Sa dove abitiamo. AIUTO.
2. Non andavamo a dormire alle 22.00 da quando avevamo 10 anni, dopo la posta di Sonia.
3. "Magari ci rivedremo ancora. Chissà. Forse tra 5000 anni. O forse no. O sì, o no. Il no ce l'abbiamo, vediamo per il sì". AIUTO.
Tappa 0

Non è stata colpa di quella ragazza. Lei ha avuto solo il compito ingrato di riportare una notizia: c'è un problema operativo, il volo ha subito una riduzione di capacità. Non c'è posto per voi sull'aereo.

Siamo in tanti ad essere nella stessa situazione, ordinatamente in fila verso il bancone Vueling in cerca di una soluzione. Con noi c'è un signore, sembra matto, parla tra sé e sé ripetendo "non è possibile, è uno scandalo, non è possibile".
Invece è possibile.
Resiste la prima mezz'ora, forse tre quarti d'ora, poi, quando è quasi il suo turno si gira, prende la sua valigia e se ne va. Sì, è matto.
Ma non è il solo: davanti a noi c'è una ragazza, si gira, ci guarda, ha lo sguardo da serial killer. Un lieve strabismo ed una calma piatta nella voce mentre dichiara al ragazzo del bancone Vueling "ho registrato questa conversazione con il cellulare, è nei miei diritti", così, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Magari lo è davvero, una serial killer. Forse deve andare a Barcellona per incontrarsi con i suoi amici serial killer. O forse deve far saltare in aria la Sagrada Familia. Possibile che nessuno si sia accorto del pericolo? Forse qualcuno l'ha fatto, deve essere per questo che spuntano tre poliziotti a calmare le acque, mentre la serial killer continua a reclamare i propri diritti, elencandoli con precisione chirurgica.
"Sei un avvocato, vero?"
"No, architetto".
Sicuramente voleva dire: no, serial killer.
(Poi io c'ho brutti ricordi con gli architetti o gli aspiranti tali: preferisco i serial killer.)

La situazione si fa critica, fino a che compare LEI.
A me ricorda Martina Colombari. Paolo dice che è piuttosto un angelo cocainomane.
In effetti realizzo in fretta che tutte le belle ragazze, per me, assomigliano un po' alla Colombari e finisco col concordare con Paolo.
Il nostro angelo cocainomane si fa in quattro per noi, ci propone diverse soluzioni tutte poco praticabili. Poi si illumina: "Ragazzi, faccio una mandrakata! Vi mando a Parigi!"
Ok, per carità, meglio di niente, ma noi stasera abbiamo un pullman da Barcellona. Se lo perdiamo salta tutto il viaggio, non ce ne sono altri.
"Ma tranquilli, c'è il diretto Parigi-Barcellona in giornata....arrivate in tempo per il pullman...anche se...c'è un problema, non me lo fa prenotare!"
La guardiamo, fa tutto da sola, si illumina di nuovo: "Un'altra mandrakata! Venite!"
La seguiamo fino ad un gate, entra, parla col pilota. Capiamo in fretta: vuole farci viaggiare nella cabina del pilota. Sì, evidentemente si droga. Peccato che anche la seconda mandrakata non riesca, siamo al punto di prima.
"C'è ancora un'ultima opzione: prendete un volo iberia, fate scalo a Madrid e poi arrivate a Barcellona. Un attimo che controllo....sì, finalmente siete fortunati, c'è posto! Arrivate alle 5, avete tutto il tempo di prendere il vostro pullman. E visto che arrivate con tanto ritardo, vi spettano 250 euro a testa di rimborso. Grazie per aver scelto Vueling".





Questa storia ha tante morali:
1. In questo paese tocca sempre alzare la voce per farsi ascoltare. La serial killer infatti è riuscita ad imbarcarsi sul volo delle 10.
2. Il pellegrino deve avere un cuore aperto ed accogliere, non pretendere. Molto volentieri accogliamo i 250 euro come un regalo di inizio pellegrinaggio. E pensare che ci credevamo sfigati.
3. Alla vueling si drogano. Però sono gentili.


Note a margine:
- Francesco ha dimenticato il poncho a casa e non si è fatto la barba
- Marco ha paura dell'aereo ma fa bene: i decolli e gli atterraggi a Madrid sono tra le cose più spaventose del mondo.

venerdì 29 agosto 2014

Lo so, sembra strano, ma anche in questo tempo così pieno capitano le serate in cui stai in piedi perché devi aspettare che tua sorella torni a casa, e quindi hai tempo di fare cose che ti eri ripromesso di fare da anni. Cose apparentemente inutili ma che vanno fatte, prima o poi.
Tipo raccontare su un blog cosa ho fatto d'estate.

Ma non l'estate questa, 2014. Quella prima. Estate 2013.

E' tutto già scritto, in realtà, su una guida/taccuino di viaggio. Tocca solo riportarlo in bella copia.


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Tappa -1

"Sì, dunque, per l'offerta....ecco...non so....possono andare bene 20 euro a testa? Quindi in totale 60?"

"SESSANTA? Ma questa è una SUPER-OFFERTA! La gente spesso non lascia nulla, sa come sono le persone...a volte lasciano 50 centesimi...e a volte capitano quelli come voi che lasciano SESSANTAEURO!"

"....doh!"

"Beh, che altro dire? Grazie mille e...BUON CAMMINO, BUON CAMMINO, BUON CAMMINO!"

mercoledì 9 aprile 2014

Ho deciso di fare un'eccezione. Per una volta in questo blog non tratterò di un tema riguardante strettamente la fantastica vita di fraenk e il suo mondo immaginario. Questo post potrebbe essere letto da ignari viandanti del web alla ricerca di chiarimenti, perché oggi parlerò di Win Fidelity e della Win SPA.
Questi due nomi (assieme ad altri tipo Win Maker, Win Point, Win 4 shop...insomma, la fantasia non abbonda da queste parti) dicevo, questi due nomi mi erano totalmente sconosciuti fino ad un paio di settimane fa.

Succede che la mia ragazza viene invitata da un suo conoscente ad assistere ad una presentazione allo Sheraton di Roma per un lavoro "interessante, divertente, poco impegnativo e che promette grossi guadagni". Già questa frase era bastata a far sentire puzza di bruciato lontano svariati chilometri ed il tutto ricordava ovviamente il classico schema Ponzi. Però abbiamo deciso di andare a vedere lo stesso di che si trattava, per concedere il beneficio del dubbio e per vedere come veniva presentata questa "novità assoluta nell'ambito del marketing".
L'ideatore di questo "sistema rivoluzionario" è un certo Fulvio Rinaldi, noto alle cronache per aver ideato il sistema "Your Store", una sorta di commercio elettronico basato su una carta visa ricaricabile. Questo giocattolino, dopo alcuni anni di onorata attività iniziò a mostrare alcune crepe. Gli esercenti non venivano pagati dalla società, i soldi non arrivavano, cose così. Se ne parlò a "mi manda raitre", fino a che il baraccone non venne fermato dalla legge.
Dopo 6 anni il colpo di scena: il buon Fulvio è stato prosciolto dalle accuse che lo riguardavano con tanto di scuse. Il sistema da lui inventato "produceva vantaggi per tutti", questo ha affermato il giudice che lo ha prosciolto. Insomma: Fulvio aveva inventato una magica pietra filosofale in grado di arricchire tutti. Peccato averlo tenuto fermo per 6 anni.
Ora, con una tenacia invidiabile ed eroica (direi quasi sospetta), scottato ma non abbattuto dal fallimento del suo primo progetto, Fulvio tenta il riscatto con questo Win fidelity. Un sistema "totalmente nuovo e innovativo". Beh non proprio in realtà: si tratta della riproposizione di your store, leggermente riadattata alle nuove tecnologie (che fico, mò ce sta la app da scaricà).

Come funziona Win Fidelity? E' presto detto: ci si registra al sito internet con nome, cognome ed un'e-mail (basta quella). Si comprano online con la propria carta di credito dei punti. Poniamo: 100 punti dal valore di 100 euro. Già qui avviene il primo miracolo: anziché 100 punti ne vengono accreditati 105, a patto che si veda un piccolo spot di 10 secondi. Anziché chiamarlo spot lo chiamano WAM, perché fa più fico, ma il concetto è lo stesso. Quindi 10 secondi del nostro tempo vengono valutati ben 5 euro. Mica male.
Bene: cosa ci si fa con 100 - anzi, 105! - punti? Semplice: si comprano beni e servizi, in tutti i Win Point, ovvero negozi, benzinai, farmacie, ristoranti, chi più ne ha più ne metta. Ovviamente solo nei negozi aderenti al circuito, ma sono un discreto numero e - ovviamente - in continuo aumento. Naturalmente i negozianti, per aderire al circuito, non devono pagare neanche un euro. Devono solo accettare i pagamenti in punti attraverso il sistema WIN e poi tali punti saranno convertiti in euro dalla stessa WIN SPA.
Se la storia finisse qui non ci sarebbe in realtà nulla di "straordinariamente innovativo", a parte l'essere pagati così tanto solo per vedere uno spot. Ma il circuito Win è diverso, è "un sogno fatto realtà" (come amano ripetere alla nausea i promoter, con una serie di frasi preconfezionate che i baci perugina gli fanno un baffo). Avviene quindi un secondo miracolo: comprando i beni/servizi con i punti Win si ottiene un'autoricarica di una percentuale variabile (dal 5% al 40%) dell'importo speso.
(piccolo inciso: è esattamente quello che avveniva con la carta blu di your store, con le stesse percentuali variabili)

Beh, che dire....WOW!

Anche un fesso capirebbe che è davvero un sistema vantaggiosissimo. Basta trovare un benzinaio aderente al circuito, caricare 100 euro nel sistema e successivamente fare sempre benzina lì. Se avessi culo, con un'autoricarica al 40% farei 145 euro (100 + 40% + 5 di bonus) di benzina pagandoli 100.

Mi ripeto: WOW!!

Ma com'è possibile questo sogno?

E qui la presentazione prende una piega diversa. Scopriamo così che non siamo finiti nell'hotel per registrarci al win club e avere tutti questi vantaggi vantaggiosissimi. Cioè, anche, sì, quello è scontato, ma non solo.
In realtà, i più fortunati di noi anziché risparmiare potranno proprio guadagnare da questo sistema, come fosse un secondo lavoro. In che modo? Diventando Win Maker! Il Win Maker altro non è che un promoter (ma chiamarlo Win Maker fa più fico), insomma uno che convince altre persone ad aderire al circuito. Che ci guadagna? Semplice: per ogni transazione eseguita dalle persone che lui ha convinto ad aderire, guadagna una certa percentuale. Non solo, se queste persone diventano a loro volta Win Maker e pubblicizzano il prodotto, il primo win maker guadagnerà dei soldi anche dai sotto aderenti. E così via, all'infinito. Notate: stavolta si tratta proprio di soldi veri, non di punti win. Per dirla in termini più tecnici: Multi-Level Marketing, che non è di per sé una cosa sbagliata, negativa o truffaldina. Ma può diventarlo, se il prodotto che si vende non è altro che uno strano giro di soldi.
Naturalmente non tutti possono diventare Win Maker, solo quelli che rispettano alcuni requisiti precisi che non ci sono stati elencati ma che posso inventare sul momento e sono sicuro di prenderci: per essere Win Maker bisogna essere tenaci, desiderosi di cambiare le cose, coraggiosi, avere spirito di iniziativa e soprattutto avere un sogno e la voglia di realizzarlo.
Ok, digressioni poetiche a parte, capite bene che le possibilità di guadagno sono illimitate.

Oddio, veramente un limite ci sarebbe: si smette di guadagnare quando il castello crolla.
E ci sarà bisogno di alcuni giudici cattivi cattivi per far crollare questo sistema? Non mi sembra.

Qui mi fermo un secondo e faccio una premessa: con le seguenti righe non sto accusando Fulvio Rinaldi di aver messo in piedi un sistema truffaldino che violi la legge 173. Sarei passibile di denuncia per diffamazione in tal caso.
Affermo però con convinzione quanto segue: da che mondo è mondo, nulla si crea e nulla si distrugge, men che meno il denaro (a meno che non sei una nazione con moneta propria, ma questo è un altro discorso).
Quindi appare evidente che un sistema del genere, per come è stato presentato, NON è autosostenibile. Facciamo un esempio banale, quello di prima, della benzina. Io immetto 100 euro nel circuito che vanno a finire nelle tasche del benzinaio passando attraverso la Win SPA eppure magicamente ho generato 45 punti/euro per me, oltre ad una serie di euro sonanti per il win maker ed i win maker sopra di lui. Da dove vengono questi soldi, se né io né i win point, né i win maker cacciamo un euro in più di quelli già citati? La risposta credo sia molto semplice: dai nuovi affiliati. Un sistema del genere  - ripeto: per come ci è stato presentato - si regge solo fin tanto che ci sono persone nuove che ci buttano dentro denaro, allargando sempre di più la piramide. Ma prima o poi (un anno? due? facciamo tre?) il sistema crollerà, lasciando diverse persone in mutande.

Ho fatto presente questo dubbio al mio Win maker che mi ha risposto: sei troppo pessimista, prima o poi il mondo finirà, che fai allora, non vivi? Risparmio ulteriori commenti a riguardo.

Con quanto detto credo di aver fatto capire il mio pensiero. Nel dubbio di entrare a far parte di un sistema che lucrerà sui risparmi di migliaia di persone preferisco starne fuori e guadagnarmi il mio stipendio con un lavoro vero. Per questo motivo non diventerò mai un Win Maker e nemmeno mi registrerò al Win Club.

Altre considerazioni sparse.
1. Durante la presentazione ci è stato detto che la Win SPA è diventata "materia universitaria", il che mi ha fatto un po' sorridere. Sul sito in realtà si limitano a dire che "il WAM è entrato nel mondo universitario", perché le università di Tor Vergata e del Molise avrebbero chiesto a Win SPA di fare un workshop sul loro "innovativo sistema di marketing". Ho scritto ad alcuni dei professori citati negli articoli. Solo uno di loro mi ha risposto dicendomi in sostanza: non ho mai sentito nominare la win spa, l'unica cosa possibile è che si sia trattato di un seminario organizzato su richiesta dell'azienda (che è un po' diverso da dire che la Win SPA è diventata materia universitaria). E comunque anche qui la vicenda puzza. E la dice lunga sullo stato del sistema universitario italiano: se la Win SPA si rivelerà essere un sistema fallimentare, di striscio anche la credibilità di un'università importante come quella di Tor Vergata potrà essere intaccata.

2. Mentre uscivamo dall'albergo, comunque divertiti per l'esperienza fatta, siamo incappati in una scena tristissima. Un uomo di una quarantina d'anni, piuttosto grosso, sudato, balbettante, si giustificava davanti al suo "capo" (il suo win maker, suppongo, un ragazzino di una ventina d'anni, massimo venticinque) sul perché gli fosse sfuggito un potenziale cliente. La sua faccia umiliata ed in difficoltà mentre spiegava che "non era colpa sua, quello non era interessato, ci ha provato ma non è andata" me la ricorderò a lungo. Mi ha fatto una pena immensa. E' solo una parte di quello che si nasconde sull'altro lato della medaglia.

3. Le frasi/slogan che si trovano su facebook su come win fidelity abbia cambiato la vita degli aderenti sono quasi imbarazzanti per quanto sono ripetitive e banali.

4. Mi sembra che il processo a Your Store l'abbia in realtà "salvata" a livello di immagine. Cioè: il sistema si è arenato, ma almeno si è potuta dare colpa ai giudici cattivi anziché ammettere che non si riuscivano più a pagare i debiti. E' stato così comodo che mi viene da pensare ad una denuncia architettata ad arte. Però non ho ancora capito come sia possibile che un giudice si sia esposto così tanto nell'affermare con sicurezza che il sistema "Your store" era affidabile e vantaggioso per tutti. Due articoli di giornale riportavano questa notizia (libero e il messaggero) quindi immagino sia vera, ma mi lascia estremamente perplesso.

5. Spero naturalmente di sbagliarmi, auguro a tutti gli aderenti del circuito win di fare grandi guadagni avendo colto al volo un'opportunità unica di arricchimento che io non ho saputo cogliere (shame on me!).

giovedì 13 marzo 2014

Facciamo così, voglio fare una prova. Spengo i fari.

Il nero totale dura un secondo, forse un secondo e mezzo. La macchina sta viaggiando a 60 km orari, in una strada sperduta di montagna. Sono le 9 di una sera di primavera, senza luna. Non si vede assolutamente nulla. Il buio è terribile, palpabile. Riaccendo immediatamente i fari.

Sì, è davvero inquietante.

Da quant'è che stiamo guidando in mezzo a queste montagne? Sarà il buio, la stanchezza, sembrano passate diverse ore, tutto diremmo tranne che siamo solo in provincia di Rieti.
Che poi, che la provincia di Rieti fosse tanto estesa, io manco lo sapevo. Così, per dire.

L'appuntamento è a Leonessa, verso l'ora di cena. Arriviamo alle 21.30, ci fermiamo all'inizio della strada principale. E' deserta ed illuminata da pochi lampioni. Fa freddo per essere maggio.

Chiamo al telefono e non ottengo risposta. Riprovo due, tre volte, alla fine Serena risponde.

Aho, ma dove siete? Sbrigateve che sennò qua se magnano tutto.
Ciao Serena, siamo a Leonessa, dove dobbiamo andare? Ci vediamo qui?
Ah bravi bravi, siete arrivati praticamente...allora io non sto proprio a Leonessa...
Come non stai a Leonessa?
No, ma è vicino, è facile, allora tornate indietro, prendete la seconda strada a destra poi continuate, passate sotto a un ponte, superate Volciano, poi....

Mentre continua a parlare fisso mio cugino, poi mia sorella, già impanicata.

Ma dove siamo finiti, Francé?

Daje, non ve potete sbajà...e sbrigateve così riuscite a magnà qualcosa!


Torniamo in macchina e lasciamo alle nostre spalle quei pochi lampioni che per lo meno ci permettevano di guardarci negli occhi.

Ma è sicura sta cosa, Francé? Non è che stiamo a fà una pazzia? 
Ripetimi ancora: come l'hai trovato il numero?

Le curve di montagna proseguono per un paio di chilometri, sempre nel buio totale, fino a che notiamo in lontananza un puntino luminoso. Deve essere lì, in mezzo al nulla, non c'è nient'altro qui intorno. La mia 206 sempre più scassata si inerpica a fatica sulla strada sterrata. Accanto a noi qualche nitrire di cavalli, e basta.
Parcheggiamo accanto ad un furgoncino bianco, sporco di fango.

Non è molto difficile da descrivere lo spettacolo che si apre davanti a noi. Un casolare di campagna, una specie di villetta diroccata. La classica scena da film horror, dove uno squilibrato mentale attende degli ignari quanto stupidi viandanti che senza alcuna logica apparente si fidano di lui e lo seguono in un tunnel degli orrori. Un po' come "non aprite quella porta".
Ci sono anche dei cani - chissà quanti - che abbaiano fuori dalla nostra macchina, come se avessimo bisogno di un ulteriore monito.

Fra, torniamo indietro, c'ho paura...ma dove siamo finiti?

La porta in lontananza si apre e una donna inizia a sbracciarsi.

Ehiiiiii! Ce l'avete fatta!! Dai che vi abbiamo lasciato qualcosa!

Dai Manu, andiamo, ci presentiamo e poi al limite scappiamo

Ohé ma che c'avete paura dei cani??

No no, tranquilla...arriviamo...

Nel buio mentre ci avviciniamo si intravedono i suoi occhi azzurri, luminosissimi. I lineamenti del volto non sembrano quelli di un'assassina, tutt'altro. C'è una dolcezza che non traspariva certo dalla sua voce roca, sfiatata.
E' il resto del corpo a fare paura, le spalle possenti, le braccia, la sua mano nodosa che stritola la mia.

Piacere Francesco, sono Serena
Ciao Serena, molto piacere, allora lei è Emanuela, mia sorella, e lui Massimiliano, mio cugino
Venite, entrate ragazzi, vi aspettavamo, mancavate solo voi

Ci guida nel corridoio di casa, seguita da un cane spelacchiato. Ci sono foto appese al muro, abita davvero lì. Giacconi sporchi appesi ai muri, vestiti buttati alla rinfusa, qualche giocattolo. Si sente chiacchierare, voci di uomini, da osteria. In fondo al corridoio, sulla sinistra, si apre una stanza con una grande tavola apparecchiata, attorno alla quale siedono una dozzina di persone. Quasi tutti uomini, quasi tutti oltre i 50 anni. Appena entriamo ci guardano come fossimo alieni. Fissano Emanuela, in particolare, ridacchiano tra loro, ci offrono da bere.

Come hai detto che ti chiami tu? Emanuela giusto? E allora devi bere!

Al centro della tavola un pentolone. Una donna - Lella, come si presenterà da lì a poco - ci prepara i piatti.

Ragazzi ve piace l'amatriciana, sì??
Sì ma...
Ecco, allora magnate dai


E' tutto surreale. E' gente di provincia, è gente vera e viva, genuina, e noi siamo così ridicoli con i nostri imbarazzi e il nostro essere così inadeguati a tutto questo. Deve essere questo a risultarci strano, oppure il fatto che stanno per ucciderci, prendersi i nostri soldi e dare i nostri corpi in pasto ai maiali.

Da qualche parte lì vicino ci saranno sicuro, dei maiali.

Ahò ragazzi organizziamoci un attimo per domani!

Serena è la più giovane lì in mezzo, ma tiene testa a quella massa di ubriaconi. E' lei che comanda.

Allora, chi se lo prende Cico? Voi tre ragazzi come montate, all'inglese o all'americana?
Emm...ecco...forse è necessario un chiarimento...cioè, come ti avevo detto al telefono, il nostro livello è moooolto amatoriale...
Ma sapete sellare un cavallo, vero?
Ecco, appunto: no. Noi siamo andati ogni tanto ad un maneggio e abbiamo fatto delle passeggiate...siamo anche andati al trotto, o al galoppo, ma ti parlo di anni fa...come ti dicevo forse questa cosa della transumanza è un po' oltre...
Ma noooo! Ma non ti preoccupare! Allora signori, mi raccomando, quelli più esperti aiutano quelli meno esperti, questa è la regola numero uno!
(Ah francé, andiamocene, ma che siamo venuti a fare? Dai fai il serio...)
Ecco Serena, guarda non vogliamo essere un peso, davvero, domani torniamo tranquillamente a Roma, ci siamo fatti una gita fuori porta...
Ma che scherzi?! No no, restate con noi...dai, allora monta inglese o americana?
Ma che ne so?! Boh, forse inglese...ma il punto è...
Perfetto! Allora dai Chiara, segna, Pippo lo diamo a Emanuela, stai tranquilla è un boccalone, lo monta mi fija che c'ha sei anni...a Massimiliano gli diamo Birillo, è giovane ma buono, a Francesco America...
...cazzi tua....

...come scusi?
...no no, niente...
Ma smettila Bonaventura, non è vero! America è tranquillissima!
...sì sì, tranquilla, ma intanto stamattina...
Ma che c'entra...stamattina pioveva, un tempo da lupi...vabbè comunque Francesco si prende America, Cico lo diamo a zio Frank...

Serena continua ad elencare nomi di cavalli, fa tutto per conto suo.
Emanuela al mio fianco è cadaverica. Domani pioverà, pioverà per tutto il week-end, ci dicono. E di pioggia ne ha già fatta tanta anche oggi.
E' tutto molto più estremo di quanto avessimo immaginato.

Tu e le tue idee del cavolo, c'aveva ragione papà, questa non è un'idea, è una cazzata. 
Domani torniamo a Roma.

Quattro giorni a cavallo per spostare una mandria di cinquanta cavalli da Contigliano a Leonessa in compagnia di un gruppo di perfetti sconosciuti. Via il lusso e le comodità cittadine, mettiamoci alla prova. A pensarlo così non sembrava un'idea troppo malvagia. Ma lo scontro con la realtà è terribile. E' bastato entrare in quella casa per capirlo: non ce la possiamo fare.

Bene allora ragazzi tutto chiaro. Voi tre andate a dormire da Paolo e Lella, poi vi porteranno dove abbiamo lasciato i cavalli e da lì andremo a prendere la mandria. Forza ragazzi che domani si parte presto, tutti a letto.

Paolo è un omone grosso, avrà più di 60 anni. Sorride poco e parla meno. Ci squadra dalla testa ai piedi prima di dire "ok, andiamo", e farci strada fino al suo bed & breakfast. Lella, sua moglie, è più amichevole. Ci mostra la stanza, ci porta degli asciugamani, ci mostra i bagni.

Perfetto, grazie mille, buonanotte Lella.

Io, manu e massi ci guardiamo negli occhi.


Tanto domani torniamo a casa.