mercoledì 23 gennaio 2013

....e poi si torna

Una delle foto più belle e significative che ho si trova a casa di mia nonna. La tiene appesa in cucina, nel suo regno - anche questo dettaglio è importante.

La foto di per sé non ha nulla di poetico, o memorabile: sono io, al volante della mia storica 206, mentre mi tolgo la cintura di sicurezza. Il volto è stanco ma sereno. Anche se con gli anni non sono poi cambiato molto, si vede che è una foto scattata diverso tempo fa.


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Estate 2004.

E' stato studiato tutto nei dettagli da mesi. Non è un programma di viaggio, è un piano di guerra. Su un foglietto a quadretti strappato c'è scritto tutto, giorno di partenza, prima fermata a Sainte-Maxime, poi Barcellona, poi tutto il resto. Totale: venti giorni, scanditi con un ritmo ed una precisione impressionanti.

Oh, questo è il piano teorico, poi abbiamo le macchine, alle brutte cambiamo programma. O torniamo.

Diamine abbiamo vent'anni. E abbiamo programmato nei dettagli un viaggio che solo un pazzo avrebbe approvato.

Alla partenza siamo in cinque, con due macchine. Non ha senso provare a raccontare quel che è stato, un libro non basterebbe, né le mie parole saranno mai adatte a tutto questo. Ciò che posso fare è lavorare per immagini, come ho sempre fatto, pochi piccoli flash di emozioni che ancora ritrovo qui, a distanza di quasi 10 anni.


I due cd del viaggio - uno giallo e uno rosso - con The Shining in apertura.

L'arrivo a Sainte-Maxime: "chi di voi è mio cugino?"

L'incontro con Francesco, a Platja D'Aro.

L'ospitalità delle famiglie di Barcellona.

La stanza confetto della bambina morta.

Il cantante lirico argentino.

Le lattine di fagioli aperte con una vite arrugginita.

L'incontro con Ignazio a Saragoza e la visita della biblioteca.

Il deserto tra Saragoza e Madrid.

Gandalf, il barbone.

La cancion del Mariachi.

Avila, Segovia, Salamanca, in un giorno solo.

Baccini.

La pazzia di Flavio, Madrid, Malaga, Salamanca, tutto in una notte.

Il messaggio mandato a mia madre:
"Stamattina stavamo con Francesco e Sara a Salamanca, stasera siamo ad un concerto di flamenco a Cordoba".

La Cucaracha.

Il cigno che da Siviglia prende un aereo, parte e torna a Roma.

Il cambio di programma, niente Toledo, andiamo al mare, andiamo a Valencia.

Il ritorno a Barcellona, che sembra già un ritorno a casa.

David e la sua famigia.

La cena a Genova con il sottofondo di Genova Blues.

I saluti, Flavio va da solo, io e Dani accompagnamo Federico a casa dei parenti nell'hinterland milanese.






...e poi si torna.

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Ecco, il punto è quello: che poi si torna.

E' un viaggio la nostra vita, ma non avrebbe senso se non ci fosse un ritorno - che non è un tornare sui propri passi, questo no.
In molti pensano il contrario, che il viaggio debba essere per sempre, sempre avanti, senza tornare mai. Anch'io lo pensavo un tempo, ma ora non lo credo più.
E per quanto assurdo possa sembrare, a volte è proprio il pensiero del ritorno a spingere più in là il viaggio. Ancora più in là, vediamo un altro po', perché valga poi davvero la pena tornare, e perché quel ritorno sia davvero per sempre.
Non è un caso che il Signore degli Anelli termini proprio così, con quel "sono tornato" che racchiude anche più di quello che sto cercando di esprimere qui.

Prima di partire per l'erasmus, una ragazza mi dedicò una poesia di un poeta greco, Kavafis, chiamata Itaca.
Credo sia questo in fondo il senso di quella foto.

La foto del mio primo ritorno - prima che del mio primo viaggio.


Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca,
prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima,
se l’anima non li frapporrà ai tuoi passi.
Prega che la strada sia lunga.
Che le mattine d’estate siano molte, quando
con grande piacere, con grande gioia,
entrerai per la prima volta in porti mai visti;
fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere -
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Visita molte città egizie,
per imparare ancora ed ancora dai sapienti.
Tieni sempre Itaca a mente:
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.
Itaca ti ha donato il Viaggio meraviglioso.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via.
Essa non ha null’altro da offrirti.
Se la troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingannato.
Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.

3 commenti:

  1. HOOOOOOMMMMMMMMMOOOOOOOOOOOOOOOO!!

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  2. mi vengono i brividi di emozione, di fierezza e nostalgia a pensare a quell'estate del 2004. quando si dice impresa, ecco proprio la parola giusta.

    e la menzione di Kavafis è strepitosa.

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