sabato 1 dicembre 2007

E' forse la mia poesia preferita di sempre.



Che poi non lo è, una poesia, ma non importa. E non so nemmeno bene cosa dica in molti punti, ma anche così resta di una bellezza abbagliante.



L'ho ritrovata dopo molti anni grazie a bubu. La cercavo continuamente col nome di "Alexander" senza ricordarne l'autore. Non so come abbia fatto, ma il mio dottore in italianistica preferito me l'ha rintracciata.



E l'altro giorno emmesurio me l'ha inviata via e-mail, per farmi "l'ultimo degli in bocca al lupo".





E' chiaro che il minimo che possa fare, è postarla qui.


















I


- Giungemmo: è il Fine. O sacro Araldo, squilla!

Non altra terra se non là, nell'aria,

quella che in mezzo del brocchier vi brilla,


o Pezetèri: errante e solitaria

terra, inaccessa. Dall'ultima sponda

vedete là, mistofori di Caria,


l'ultimo fiume Oceano senz'onda.

O venuti dall'Haemo e dal Carmelo,

ecco, la terra sfuma e si profonda


dentro la notte fulgida del cielo.




II


Fiumane che passai! voi la foresta

immota nella chiara acqua portate,

portate il cupo mormorìo, che resta.


Montagne che varcai! dopo varcate,

sì grande spazio di su voi non pare,

che maggior prima non lo invidïate.


Azzurri, come il cielo, come il mare,

o monti! o fiumi! era miglior pensiero

ristare, non guardare oltre, sognare:


il sogno è l'infinita ombra del Vero.




III


Oh! più felice, quanto più cammino

m'era d'innanzi; quanto più cimenti,

quanto più dubbi, quanto più destino!


Ad Isso, quando divampava ai vènti

notturno il campo, con le mille schiere,

e i carri oscuri e gl'infiniti armenti.


A Pella! quando nelle lunghe sere

inseguivamo, o mio Capo di toro,

il sole; il sole che tra selve nere,


sempre più lungi, ardea come un tesoro.




IV


Figlio d'Amynta! io non sapea di meta

allor che mossi. Un nomo di tra le are

intonava Timotheo, l'auleta:


soffio possente d'un fatale andare,

oltre la morte; e m'è nel cuor, presente

come in conchiglia murmure di mare.


O squillo acuto, o spirito possente,

che passi in alto e gridi, che ti segua!

ma questo è il Fine, è l'Oceano, il Niente...


e il canto passa ed oltre noi dilegua. -




V


E così, piange, poi che giunse anelo:

piange dall'occhio nero come morte;

piange dall'occhio azzurro come cielo.


Ché si fa sempre (tale è la sua sorte)

nell'occhio nero lo sperar, più vano;

nell'occhio azzurro il desiar, più forte.


Egli ode belve fremere lontano,

egli ode forze incognite, incessanti,

passargli a fronte nell'immenso piano,


come trotto di mandre d'elefanti.




VI


In tanto nell'Epiro aspra e montana

filano le sue vergini sorelle

pel dolce Assente la milesia lana.


A tarda notte, tra le industri ancelle,

torcono il fuso con le ceree dita;

e il vento passa e passano le stelle.


Olympiàs in un sogno smarrita

ascolta il lungo favellìo d'un fonte,

ascolta nella cava ombra infinita


le grandi quercie bisbigliar sul monte.





Pascoli, Alexandros





















Alessandro è arrivato alla fine del suo viaggio, alla fine delle sue conquiste, alla fine del mondo. E contempla davanti a sè l'ultimo fiume, Oceano senz'onda, che circonda la terra, secondo le mappe di quel tempo.





Non c'è più altra terra per lui da conquistare.













E' un'immagine bellissima.















Mi viene da dire: infinita.









Alessandro, il Grande Alessandro, sulla riva dell'Oceano, con negli occhi più nulla da conquistare, nessuna terra, nessuna avventura, nessun destino.








Ha conquistato tutto.









E di fronte a tutto questo, Alessandro - il Grande Alessandro - piange.





Piange "poi che giunse anelo", piange dai suoi due occhi di colore diverso, piange perchè la brama di conquista dentro lui non si è ancora sopita e stavolta deve arrendersi, non può fare più nulla, non può seguirla oltre.



E tutto ciò che cercava in quel suo viaggio di conquista, qualunque cosa fosse, credo non l'abbia trovato.

E quindi, gli viene da dire,






Era miglior pensiero

ristare, non guardare oltre, sognare:


il sogno è l'infinita ombra del Vero.






Non credo che ci sia verità in queste parole, sarei uno stupido a pensarlo.

Ma c'è una poesia che mi lascia senza fiato.






Oh! più felice, quanto più cammino

m'era d'innanzi; quanto più cimenti,

quanto più dubbi, quanto più destino!








Non riesco a commentarla, non c'è niente da fare.

Parla da sè.



La rileggo dieci, cento volte ed è inutile, non ci sono parole che non siano quelle che Pascoli ha usato, non si può dire nulla di più. E' da folli pensare di aggiungere qualcosa.































Lo ripeto: è solo un'immagine, e ha l'infinito addosso.



































































































Oggi ho passato il mio ultimo esame di ingegneria informatica.

6 commenti:

  1. Con un titolo così bello, da un disco così bello, e uno spunto lirico, non potevo non lasciare un commento di saluto :)

    RispondiElimina
  2. e io sarei il dottore in italianistica??

    persino la parafrasi! sei un genio di infinite proporzioni, degno di qualunque onorificenza. altresì degno dell'appellativo, Frenk il il Grande. mi inchino

    RispondiElimina
  3. congratulazioni vecchio mio

    (invidia a pacchi, come al solito)

    gran post

    ciao

    luca

    RispondiElimina
  4. Anche io naturalmente non posso che esaltare questo post così grande e poetico e mi sento orgoglioso che in esso venga fatto il mio nome!!!!!





    ma soprattutto voglio ringraziare il grande amico Fraenk, perchè in questi anni mi ha fatto conoscere tante cose meravigliose che mi sarei sicuramente perso senza di lui: questa "altissima" poesia è senz'altro una di quelle, ma potrei fare molti esempi ancora,come.....



    i Radiohead, i Franz Ferdinand e i Wilco da un punto di vista musicale;



    oppure "Oceano mare" di Baricco, secondo me un capolavoro letterario;



    films come "Se mi lasci ti cancello" definiti da mio fratello come "i soliti film da pazzi di Fraenk!!!!", ma per me geniali .................



    e instancabile continua a riempirmi di doni: ultimo ma non meno importante "Monkey Island", per lui il padre di tutti i "punta e clicca"!!!!!!





    Sei proprio un giovane Alessandro Magno, dovunque vai conquisti tutti con la tua genialità e la tua grandezza!!!!!!!



    Tu sei giunto alla fine degli esami, ma hai ancora tanti territori inesplorati da conquistare (parlo in senso figurato!!!!!!! Tu da Roma non ti muovi altrimenti te ce affogo nell'"Ultimo fiume, Oceano senz'onda"!!!!!!!) e tante avventure da vivere (poi, conoscendoti, ti vengono in mente tre nuove pazzie al giorno!), quindi vai tranquillo!!!!!





    sei un GRANDE...................FRAENK IL GRANDE!!!!!.





    avrei solo una richiesta: permittimi di essere il tuo fedele scudiero, fratellone!!!!!!!!



    (vorrei poter dire a mio favore che mangio poco, non do fastidio e non sporco, ma sappiamo entrambi che è il contrario, però se potessi chiudere un occhio............o tutti e due.............o anche il naso visto che sporco...............)

    RispondiElimina
  5. insegnatemi tutto

    RispondiElimina