sabato 30 agosto 2014

Appendice C
Tappa della solitudine

Una volta tornati a Roma, ho chiesto a Marco di raccontarci come fosse andato il suo viaggio in solitaria da Samos a Sarria.
Quella che segue è la sbobinatura di tale racconto.

Alle 2.30 apro gli occhi, mi giro e vedo che al mio fianco non c'era mio fratello, dall'altra parte non c'era l'altro mio fratello. Vabbé no, così fa schifo.
Partiamo dalle 6.
Dopo aver parlato con Francesco sulle problematiche di Paolo decido di avviarmi per la tappa successiva da solo mentre loro mi avrebbero raggiunto in taxi. Raccolgo la borsa e gli scarponi e mi avvio in solitudine. Dopo 500 metri di strada asfaltata inizia un sentiero buio e avvolto dalla nebbia. Mi accorgo di essere seguito da un inglese e uno spagnolo che parlavano solo la loro lingua. Porca miseria, nessuna tedesca!
Dopo aver percorso 6/7 kilometri in silenzio - già è tanto se parlo italiano! - finalmente arriva la luce del giorno e posso aumentare il passo lasciandoli indietro. Durante il sentiero incrocio un cancello: un cane si avvicina ringhiando ed io, facendo un elegante gesto dell'ombrello, proseguo dritto.
30 secondi dopo trovo un altro cancello, aperto, con due cani che si avvicinano minacciosi. Tra me e me penso all'utilità di quel fantastico bastone comprato 2 giorni prima ma lasciato inavvertitamente al rifugio. Scelgo la via diplomatica. Come un novello San Francesco dialogo con le bestie che si tranquillizzano e mi lasciano continuare il mio solitario cammino. Incrocio un cartello con la fauna del bosco che sto attraversando. Tra gli animali indicati ne spiccano due: lupi e cinghiali. Ripenso al dialogo fatto con Francesco il giorno precedente: "Francé, ma c'è mai morto qualcuno nel Cammino di Santiago?", "Sì, per calamità naturali". Oh cazzo!
Finalmente, dopo una mezz'ora di panico, intravedo la città e mi accorgo di essere in anticipo di due ore rispetto al nostro appuntamento. Provo a chiamare i miei fratelli ma il cellulare misteriosamente non funziona. Decido di aspettarli davanti all'ospedale ma mi accorgo che nel mese di agosto è chiuso (come un cretino avevo sbagliato reparto!)
Vedo una cabina telefonica e decido di chiamarli da lì, ma non riesco a farla funzionare e desolato cammino nella città cercando un punto di ristoro. Finalmente la brillante soluzione: mi collego via wifi a whatsapp e riesco a comunicare coi miei fratelli. Dopo aver mangiato un ottimo panino al bacon accompagnato da uno zumo de naranja (succo d'arancia) (tante grazie cafeteria central!) e dopo essere riuscito a ricaricare il cellulare riesco a raggiungere il reparto dove si trovano i miei fratelli.
Dopo questa avventura mi viene da ripensare alle parole del tizio che ci ha dato le credenziali del pellegrino: "il miglior numero per fare il cammino di Santiago è un numero dispari inferiore a tre".
......che gran cazzata!!

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